lunedì 23 febbraio 2015

Intervista a Salameh Ashour su 'Islamofobia' e ISIS - di Stefano Zecchinelli con la collaborazione di Silvia Franceschini

Pubblicata sul giornale on line "l'Interferenza". Direttore: Fabrizio Marchi





La comparsa sullo scacchiere mediorientale del ‘fenomeno’ ISIS – ora semplicemente IS, quindi Stato Islamico – ha fortemente contribuito ad alimentare la propaganda islamofoba nel mondo occidentale; un vero e proprio bombardamento mediatico molto simile, per la modalità e la rozzezza degli attacchi, a quello portato avanti nell’era Bush.
Per approfondire la questione abbiamo rivolto alcune domande  a Salameh Ashour, Imam e Presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, in particolare proprio sui temi  dell’ “islamofobia” occidentale,della propaganda di guerra e del conflitto medio-orientale.

D. Presidente, qual è la  sua opinione sulla cosiddetta ”islamofobia” promossa dai mass media in tutto il mondo occidentale, con particolare riferimento alla situazione italiana?

R. La situazione italiana è parte di un progetto complessivo che vuole alimentare la conflittualità verso il mondo islamico; tutto questo è iniziato con l’attacco alle Torri Gemelle, quindi possiamo dire che è una strategia che parte da lontano.
Nel momento in cui ebbe fine la guerra fredda con l’Urss, era necessario creare un nuovo nemico visibile e  utile a giustificare i finanziamenti che gli USA e i Paesi che girano nella loro orbita elargivano (e continuano ad elargire) alle multinazionali delle armi, permettendo a queste di arricchirsi. I nemici visibili e reali potevano essere due: o la Cina (che poteva davvero rappresentare un pericolo per l’egemonia americana); o il mondo musulmano. Gli Usa optarono per l’Islam, data anche la natura post-coloniale dei governi ( Egitto, Tunisia, Arabia Saudita, ecc … ); in questi paesi gli americani crearono dei regimi che impedivano e tuttora impediscono alle persone di vivere una vita democratica ed egalitaria, cioè quella vita “tranquilla” che viene vissuta dagli europei  dopo la vittoria sul nazi-fascismo. Gli Usa sono i primi a non volere il cambiamento in questi paesi per poter, restando in affari con le dittature arabe, riscuotere i profitti dell’industria petrolifera. Tutto questo consente agli Usa di tenere la situazione sotto controllo.
I gruppi dominanti che sfruttano le risorse del mondo hanno il maggiore interesse ad alimentare l’islamofobia; questi non vogliono altro che impaurire la popolazione, creando insicurezza, in modo che si accettino tacitamente gli enormi finanziamenti dati alle multinazionali delle armi.
Tutta questa propaganda, ovviamente, è falsa: l’Islam si fonda sulla convivenza pacifica – convivenza che dura dal VII secolo in tutto il mondo arabo – fra musulmani, ebrei, cristiani e persone di altre appartenenze religiose; basti osservare Paesi come la Siria, l’Iraq, il Libano e la Palestina fino alla creazione dello Stato di Israele.
L’islamofobia è, per concludere, uno strumento dei grandi gruppi finanziari che vogliono mantenere il Medio Oriente sottomesso a regimi dittatoriali ed anti-popolari; così facendo l’imperialismo continua a ridurre i popoli alla fame.

D. Lei ha fatto riferimento anche allo scontro fra USA e URSS, quasi facendo un parallelismo fra questo e l’aggressione nord-americana al mondo arabo. A suo parere c’è una connessione ideologica fra l’anticomunismo e l’islamofobia ?

R. Sicuramente il capitalismo e l’imperialismo Usa hanno minato la convivenza fra etnie portatrici di culture diverse. Gli Usa hanno appoggiato i colpi di Stato in America Latina impedendone lo sviluppo, assicurandosi petrolio e risorse, spogliando questi popoli delle ricchezze a vantaggio dei generali golpisti e delle multinazionali. Come si può giustificare tutto questo, in nome dell’anticomunismo? L’anti-islamismo, oggi, ha per gli Usa la stessa funzione.
Gli Usa oggi appoggiano i regimi dittatoriali nel mondo arabo così come ieri appoggiavano criminali come Pinochet e altre dittature militari in America Latina in nome dell’anticomunismo. Bisognerebbe invece lavorare per assicurare, al contrario, istruzione, sanità e democrazia, e invece anche i più semplici bisogni delle persone non vengono garantiti, non solo, ma vengono sistematicamente calpestati anche i più elementari diritti dell’uomo.
L’Islam invece vuol dire giustizia, rispetto dei diritti altrui, quindi queste dittature non hanno nulla a che fare con l’Islam stesso ma vogliono solo legittimare il loro potere.
Di sicuro, da un certo punto di vista, l’islamofobia ha le stesse radici ideologiche dell’anticomunismo, perché i gruppi che ne traggono vantaggio sono sempre gli stessi. Siamo governati da un governo occulto che vuole sottomettere i popoli.
Oggi gli Usa – ad esempio – sfruttano l’ISIS da loro stessi creato, per costruire il cosiddetto “nuovo” medio-oriente allineato con i progetti egemoni sionisti. Insomma, il mondo arabo viene rimodellato sulla base della costituzione di tanti piccoli Stati asserviti al neocolonialismo occidentale.
Israele vuole che l’ ANP (Autorità Nazionale Palestinese) riconosca lo stato sionista in quanto Stato per soli ebrei, ma questo è un concetto razzista perché esclude oggettivamente gli arabi. E intanto Israele  continua a erigere muri, distruggendo tutti i quartieri arabi, sia islamici che cristiani, obbligando le popolazioni locali a fuggire.
Dobbiamo opporci con forza a questo progetto.

D. In America è stato teorizzato lo scontro di civiltà fra Occidente e Islam. In conseguenza di ciò, USA e Israele hanno dato vita ad  una guerra preventiva ideologica che ha preceduto l’aggressione militare vera e propria. Le chiedo: in un paese come l’Italia, che peso hanno avuto giornalisti e scrittori come Oriana Fallaci e Magdi Allam nell’egemonizzare e condizionare culturalmente le masse? Quanto ha contribuito la letteratura di guerra della Fallaci nel creare un insieme di luoghi comuni difficili da eradicare? Crede che la situazione di degrado culturale e di disinformazione nel nostro paese abbia raggiunto un alto livello di gravità?

R. Penso che nei paesi occidentali, quindi anche l’Italia, ci sia una crisi di valori molto profonda. C’è un progetto ben consapevole e lucido che ci ha portati in questa situazione. Oggi, ad esempio, la famiglia è scomparsa, non esiste più.  E se non c’è più la famiglia allora non c’è neanche più amore; questo modello di società li esclude entrambi.
Oriana Fallaci è stata inquadrata per diffondere questo tipo di mentalità americanizzante. E Magdi Allam chi è? Una persona comune che diventa all’improvviso vice-direttore del più grande quotidiano italiano. Come è potuto accadere tutto questo quando ci sono uomini e giornalisti di grande cultura che non riescono a trovare un inserimento adeguato? Anche Magdi Allam è stato inquadrato per diffondere paura e ostilità verso l’Islam. Questo è il suo compito conforme ad un progetto preciso. E qui mi viene in mente un libro dal titolo eloquente: “Giornalisti comprati”, scritto da Udo Ulfkotte, uno dei più importanti corrispondenti esteri del più prestigioso quotidiano tedesco: “Frankfurter Allgemeine”, dove ha dichiarato di essere stato pagato dalla CIA per 17 anni e che insieme ad altre centinaia di persone ha lavorato per favorire la Casa Bianca.
Le persone devono combattere tutto questo studiando, informandosi, riflettendo. Il Capitalismo, che agisce in maniera selvaggia non rispettando certi valori e regole, vuole ridurre l’uomo a uno strumento di produzione e di consumo, per conformarlo ai “valori” delle società consumistiche come quelle americane.
L’Italia ha potuto mantenere una sua autonomia grazie all’opera e al lavoro politico di grandi statisti che avevano il senso della patria  e dello stato. Ora questi grandi leader non ci sono più ed è anche per questo che l’ignoranza avanza favorendo la corruzione che è tipica dei paesi totalitari. C’è una crisi di valori; quali sono oggi le persone che godono della pubblica ammirazione? Quelle che ostentano ricchezza e vivono di apparenza. Il nostro compito è opporci a questo processo, attraverso l’informazione e la crescita culturale e morale delle persone.

D. Ci parli dei rapporti fra colonialismo occidentale, wahabismo e sionismo. Qual è la sua opinione sul fenomeno ISIS? Le chiedo in particolare di approfondire questo aspetto: rappresentanti del Likud (partito di destra israeliano) continuano a fare visita a questi terroristi lungo il confine siriano offrendo loro assistenza medica e logistica. Possiamo dire che l’ISIS faccia gli interessi di  Israele? Insomma, quanto e in che modo, oggi, l’ISIS è funzionale allo stato israeliano ?

R. Di certo l’ISIS non rappresenta l’Islam. Ci sono tanti versi del Corano e detti del profeta che affermano ad esempio che quando un soldato si arrende o viene catturato non può essere ucciso. Ed i civili non solo non devono essere uccisi, ma devono essere addirittura difesi e non maltrattati. I video divulgati dai mass media occidentali servono a trasmettere questo messaggio: ”L’ISIS rappresenta l’Islam e quindi i musulmani devono essere combattuti in quanto sono potenziali terroristi”. Questa guerra servirebbe anche agli USA per disfarsi delle armi accumulate nei loro magazzini, una guerra funzionale alla creazione di ciò che Condoleezza Rice chiamò il “nuovo medio oriente”. Israele, nell’ambito di questo progetto, diventa una super-potenza regionale; è quindi evidente che ad Israele serve l’ISIS come rappresentazione di un Islam pericoloso. Faccio una domanda: ”Chi arma questi gruppi terroristici ? E chi acquista il petrolio che loro vendono a bassissimo prezzo? Sicuramente sia le armi che il petrolio devono per forza passare attraverso i confini di Iraq e Siria con uno o più Paesi della cosiddetta alleanza per combattere l’ISIS. E come mai molti feriti dei cosiddetti gruppi islamici che combattono in Siria e in Iraq vengono curati negli ospedali israeliani?

A cura di Stefano Zecchinelli con la collaborazione di Silvia Franceschini.
http://www.linterferenza.info/esteri/salameh-ashour-islamofobia-arma-di-ditrazione-di-massa/

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